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Giuseppe Balata

Giuseppe Balata, nato a Tiarno di Sopra, Val di Ledro, nel 1879, studente presso quella fucina incredibile che fu la Scuola Elisabettina di Rovereto. Quindi la passione per l'arte, il disegno, assecondati dalla famiglia, cosa assai rara, e stimolati dagli insegnanti. Giuseppe Balata, ai più sconosciuto, eppure famoso in Trentino e nel vicino Sudtirolo per i suoi lavori di restauro. Infatti, dopo aver studiato all'Accademia di Belle Arti di Monaco, dove frequenta i corsi di nudo, e a quella di Brera, Milano, distinguendosi per la fedeltà nella riproduzione dei capolavori del passato, decide di dedicarsi al restauro, un'attività che gli permetteva di rendersi autonomo e di coltivare l'arte della pittura. Venne quindi assunto presso la Sovrintendenza alle Belle Arti di Trento, lavoro che lo occupò buona parte della sua vita. Nel campo del restauro lo troviamo nel convento di Novacella, nei castelli Tirolo a Merano, Bragher e Valer in Val di Non, dove rinverdisce o salva molti degli affreschi presenti, nella chiesa di Villa Lagarina, a Mori, Trambileno, S. Carlo Borromeo a Rovereto, in Primiero, ecc., occupandosi sia di tele che di affreschi.
Ma è nel campo della pittura che si distingue per questo suo approccio soft all'arte del paesaggio e della natura morta in un tempo in cui l'arte cercava nei forti effetti cromatici e segnici una sorta di ribellione all'autarchia culturale. Le sue opere, alcune delle quali sembrano anticipare i lavori di Gino Pancheri, del giovane Bruno Colorio, Attilio Lasta, Diego Costa, Elio Martinelli, Iras Baldessari e della scuola figurativa trentina tra le due guerre, avvincono per saper coniugare il reale con un sapiente uso della tavolozza.