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Originale
Giorgio Wenter Marini
Ex libris per Giuseppe Dosi, Roma.
Nato a Roma alla fine del 1891, Giuseppe Dosi, commissario di Pubblica Sicurezza, nel corso della sua carriera partecipò a diverse importanti indagini ma il suo nome rimane prevalentemente legato al ruolo che esercitò nel celebre caso Girolimoni, l'imputato accusato ingiustamente di gravi ed infamanti reati.
Tra le tante, si può ricordare anche, non certo per la gravità del fatto quanto per la grande notorietà del personaggio coinvolto, l'indagine che Dosi, abile nei travestimenti, condusse, camuffandosi da pittore, sul misterioso incidente che, il 13 agosto 1922, coinvolse il Vate Gabriele D'Annunzio, caduto o gettato dalla finestra della sua villa di Gardone Riviera.
Il 4 novembre 1925 Dosi sventò un attentato contro Benito Mussolini preparato dal deputato social-unitario Tito Zaniboni. L'attentatore avrebbe dovuto far fuoco con un fucile di precisione austriaco da una finestra dell'albergo Dragoni, fronteggiante il balcone di Palazzo Chigi dal quale si sarebbe dovuto affacciare il duce per celebrare l'Anniversario della Vittoria.
In seguito Dosi, pur ostacolato e dissuaso dai superiori che non volevano riconoscere i propri errori, riuscì a smontare le ″prove″ raccolte contro Gino Girolimoni, protagonista, suo malgrado, della cronaca nera romana e nazionale della seconda metà degli anni venti. Girolimoni era accusato di una serie di stupri ed omicidi di alcune bambine romane che avevano suscitato profonda emozione nell'opinione pubblica dell'epoca e avuto un grande risalto sulla stampa. Le indagini di Dosi andavano in tutt'altra direzione: verso un anziano pastore anglicano, tale Ralph Lyonel Brydges che, per ragioni di convenienza politica, riuscì a evitare il processo ed a rifugiarsi in Sudafrica; l'ostinato coraggio di Dosi fu duramente punito: allontanato da Roma fu poi arrestato e recluso nel carcere di Regina Coeli, e internato per diciassette mesi in un manicomio criminale. Liberato nel 1940, fu poi reintegrato nella Polizia solo dopo la caduta del Fascismo.
Nominato questore, ebbe importanti incarichi anche internazionali: contribuì alla nascita dell'Interpol, organizzazione dedita alla cooperazione tra le polizie e al contrasto del crimine internazionale, di cui coniò anche il nome. Nel 1956, con il grado di ispettore generale capo, fu posto in congedo.
Scrisse alcuni libri sulle sue esperienze professionali tra cui uno, "Il mostro e il detective", sul caso Girolimoni che aveva segnato la sua vita.
Morì a Sabaudia, nel 1981, all'età di ottantanove anni.
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