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CAINELLI, Carlo
Dizionario Biografico degli Italianidi L. Mazzola

CAINELLI, Carlo. - Nato a Rovereto (Trento) il 23 maggio 1896 da Giovanni e Paola Rufinasca, a sei anni rimase orfano di padre. Dopo aver studiato alla scuola reale superiore, nel 1915 si trasferì a Firenze, dove frequentò l'Accademia di Belle Arti, seguendo il corso di figura tenuto da A. Calosci e quello di bianco e nero tenuto da E. Mazzoni-Zarini. Da quest'ultimo, notissimo acquafortista, il C., che all'incisione si dedicò con passione, raggiungendo molto presto un posto importante nella grafica italiana, fu molto influenzato, e non solo per quanto riguarda la tecnica. I temi preferiti dal C. infatti, quegli scorci cittadini o quei paesaggi che egli andava cogliendo durante i suoi viaggi soprattutto per la Toscana, sono gli stessi del Mazzoni. In modo particolare, nelle prime incisioni, si nota la medesima semplicità della costruzione prospettica immersa in una vaga atmosfera di malinconia; un esempio significativo è certo quella Via di Galluzza a Siena, premiata alla Mostra del Francia a Bologna nel 1918.

L'essenzialità del segno non deve far dimenticare la lenta e accurata elaborazione che precedeva la stampa di ogni opera del C., come dimostrano i numerosi disegni preparatori rimasti. A questo proposito il Polo (1955) ha notato che, mentre gli schizzi di San Gimignano, Lucca e Siena del '17 testimoniano i primi tentativi del C. e nella ripetizione insistita del tratto e nella ricchezza dei particolari, quelli più tardi dimostrano invece una maggiore sicurezza nel prevedere il successivo passaggio sulla lastra, riuscendo Partista a raggiungere il suo caratteristico rigore grafico senza più bisogno di decantare le sensazioni nel disegno preparatorio.

Il C. fu presente ogni anno, quasi esclusivamente come incisore, alle più importanti esposizioni italiane: nel 1919 all'esposizione di Belle Arti degli amatori e cultori di Roma; alle Biennali di Venezia del '20, '22, '24 come artista designato dalla giuria; alle Biennali di Roma del '21,'23, e '25; alla Fiorentina primaverile del 1922 e del '23; alle esposizioni dell'Accademia di Brera e a quelle della Società degli amici dell'arte di Torino.

Il C. lavorò sempre lentamente e con cura, cercando a lungo uno scorcio particolare, come nel caso della Via S. Agostino, del 1923, di cui si hanno numerosi studi da diversi punti di vista. Col passare degli anni la tecnica si fa sempre più raffinata e le composizioni più complesse: non si tratta più di quelle "vedute" che "sembrano riecheggiare l'atmosfera, il mondo, la malinconica tristezza di un Rosai" (Trentin); assistiamo a un, tentativo di trasfigurazione della realtà attraverso Puso di ombreggiature e "di un tratto più pastoso e pittorico" (Polo, 1967), come nella Cappella del Sacramento, del '24, che gli costò due mesi di lavoro, o nella Loggia dei Lanzi, terminata poco prima della morte.

Morì improvvisamente a Firenze il 7 febbr. 1925, proprio quando sembrava aver raggiunto una certa sicurezza dopo anni di solitario e duro lavoro.

Il C. ha lasciato cinquantotto incisioni e una trentina di dipinti a olio in gran parte conservati nella Gall. degli Uffizi, nella Galleria d'arte mod. di Roma e nel Museo di Trento; inoltre circa seicento disegni sono di proprietà della famiglia a Rovereto. Ideò anche illustrazioni di libri ed ex libris e su suo disegno furono stampati il manifesto della Fiera internazionale del libro di Firenze nel '22 e la tessera sociale per l'anno 1923-24 dell'università popolare fiorentina. Nel novembre del 1925 gli fu dedicata una mostra retrospettiva a Trento e un'altra nel 1946 per il cinquantenario della sua nascita. Alcune sue opere furono esposte nel '26 alla III Biennale d'arte della Venezia Tridentina a Bolzano, nel '27 alla II Mostra internazionale dell'incisione moderna a Firenze, alle Biennali di Venezia del '26 e del '28 e alla Mostra dei quaranta anni della Biennale di Venezia nel '35, alla VI Sindacale d'arte della Venezia Tridentina a Trento nel '37, alla Mostra della pittura trentina dell'Ottocento e Novecento a Trento