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Eccolo Riccardo Pastorelli, in una fotografia fatta in America (circa 1918) prima di ritornare nella sua Coredo e sposarsi. Per quasi 10 anni lavorò nelle miniere d'oro, di allora, raccontava alla figlia Anna che ogni giorno c'erano morti o feriti per frane o scoppi. Si accollò per molti anni due turni per guadagnare di più e tornare a casa prima; verso la fine della sua permanenza era guardiano al deposito dell'esplosivo che era meno pericoloso (?). Tra i ricordi del padre, Anna mi racconta anche che, quando L'Italia entrò in guerra contro l'Impero Austrungarico, fra i lavoratori Italiani venivano fatte delle collette per sostenere la guerra dell'Italia, per comperare armi ed esplosivi, e lui, sapendo che avrebbero potuto essere usate contro i suoi fratelli o familiari trentini, sempre, in un modo o nell'altro, si rifiutò di contribuire avendo parecchi congiunti ed amici con gli Austriaci, salvo poi capitolare per le pressanti richieste e per evitare gravi ritorsioni sia dai compagni di lavoro Italiani che dallo Stato Americano.