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Lasino – Palestro (Lakhdaria), Algeria - 1962


Nel parco di Lasino il monumento a Bassetti
Emigrato in Algeria con 56 famiglie trentine, fu ucciso dai ribelli nel 1871
Domenica l’inaugurazione ufficiale della statua che ricorda quella vicenda

di Mariano Bosetti - 27 novembre 2015

LASINO. Dopo la presentazione ufficiale a Verona, domenica mattina alle 10,30 verrà ufficialmente inaugurata la scultura dedicata a Domenico Bassetti, emigrato da Lasino in Algeria nel 1867 e vittima assieme ad altri emigrati trentini dell’assalto di una tribù indigena pochi anni più tardi. La vicenda, descritta da diversi autori a partire da Aldo Gorfer, è stata portata alla ribalta in questi anni dal giornalista Gian Antonio Stella,che si è appassionato a questa vicenda in occasione della sua partecipazione ad una delle passate edizioni del festival dell’Economia. Grazie al suo interessamento e all’amicizia con la Margraf di Chiampo (VI) è nata l’idea di realizzare una scultura per ricordare le gesta di questo emigrato, affidandone l’esecuzione allo scultore Enrico Pasquale.
In questi giorni si è provveduto ad installare nel parco comunale, adiacente alla provinciale, che verrà appunto intitolato a Domenico Bassetti, la bella scultura in marmo bianco e a sistemare adeguatamente tutta l’area circostante.
Ricordiamo brevemente gli avvenimenti attorno a questa figura di emigrante che assieme ad un gruppo di famiglie di Lasino salpò nel 1867 alla volta dell’Algeria per sfuggire alla tirannia del governo austriaco e soprattutto a quell’endemica povertà che attanagliava le vallate trentine, dove le speranze di un riscatto socio-economico sembravano un miraggio irraggiugibile. In quegli anni la costa africana del Mediterraneo era nel pieno della competizione coloniale tra le grandi potenze europee, compresa la Francia che aveva messo le mani sull’Algeria, per colonizzare quelle terre, ricche di materie prime quanto mai necessarie per lo sviluppo industriale del secondo ottocento. Sulla scorta quindi delle ingenti commesse per i grandi lavori pubblici (strade, ponti, ferrovie) si profilava una forte domanda di manodopera al punto da richiamare una massiccia immigrazione dai paesi latino/europei, che interessò circa 250 mila persone. Le concrete prospettive di un futuro migliore spinse alla partenza le 56 famiglie trentine (una decina da Lasino), che, acquistando 273 mila pertiche di territorio (546 ettari), costruirono a 77 chilometri da Algeri l’agglomerato di Palestro (in ricordo della vittoriosa battaglia risorgimentale) con le caratteristiche tipiche dei paesi trentini e al centro l’immancabile chiesetta, gestita da un curato italiano. Fra i fondatori con un ruolo di primo piano nella gestione comunitaria della cittadina, spunta il nome di Domenico Bassetti di Lasino, che, lasciato il paesello natio a causa delle sue idee liberal/italiane, si era dedicato in terra d’Africa all’agricoltura. Il 22 aprile 1871 giunse ad Algeri una notizia terribile, confermata nei giorni successivi dal rapporto del colonnello Fourchault, inviato con un corpo di spedizione a reprimere le incursioni dei Cabilli (tribù autoctone), che assaltavano i villaggi dei coloni:la cittadina di Palestro,c ompletamente distrutta con le case saccheggiate e date alle fiamme e un vero e proprio massacro: i corpi dei 64 maschi erano sparsi un po’ ovunque, il curato massacrato nel presbiterio, e le donne e i bambini, fatti prigionieri e probabilmente venduti come schiavi. Un’immagine straziante, conseguenza del violento assalto di queste tribù, che dopo qualche giorno di assedio ebbero la meglio sulla strenua resistenza dei “trentini”. Si salvarono solo due uomini, in missione ad Algeri, col cui contributo si poté risalire poi alla compilazione dell’elenco dei residenti, sopraffatti dalla furia dei guerrieri indigeni. A ricordo dell’eccidio venne fatto costruire ad Algeri dal governo francese un imponente monumento con raffigurato Domenico Bassetti col fucile in mano nell’atto di difendere la sua comunità; sotto i nomi dei suoi concittadini miseramente periti. Tale testimonianza storica venne fatta abbattere dal governo algerino ne 1962 raggiunta l’indipendenza.