✔ XS - piccolissima (432 x 276)
✔ S - piccola (576 x 368)
✔ M - Media (792 x 506)
✔ L - Grande (800 x 512)
Originale
Don Giuseppe Tarter
Dal sito: https://digilander.libero.it/vallarsa/storia/tarter.htm
Nasce a Romanore (MN) il 19 agosto 1885 da Eugenio e Angela Clementina, di Dardine in Val di Non (TN).
Studia al Ginnasio di Trento, dove si diploma nel 1906, e al Seminario Diocesano, sempre di Trento.
Viene ordinato sacerdote il 10 luglio del 1910, l'anno successivo viene inviato come cappellano a Trambileno, poi a Tione e Lizzana, quindi come curato a Sternigo, Nomesino, Segonzano, Valmorbia, Cassana, Mollaro, infine di nuovo a Sternigo.
Trascorre gli ultimi anni a Sternigo.
Muore l' 8 dicembre 1972.
Il pittore Tullio Gasperi di Baselga di Piné così lo ricorda:
"don Giuseppe era un eclettico, curioso di tutto: non solo degli aspetti artistici ma di quelli scientifici, tecnici. Fu tra i primi qui sull'altopiano, a procurarsi una macchina fotografica a colori, il primo a comprarsi un registratore con cui registrava concerti di cori, musiche, spettacoli. Girava con una 'Bianchina' e dialogava con lei. 'Varda de nar drita...' le diceva. Sul giroscale della canonica di Sternigo aveva appeso un cartello con la scritta ATTENTI AL K.K.KANE! Non aveva nessun cane, ma sotto il cartello aveva collocato un cane di gesso. Era un originale: faceva qualche piccola mostra qui a Piné e vi scriveva MOSTRO DI PITTURA. Era fantasioso: mi ricordo che sul vetro d'una stanza della canonica aveva inciso con una punta di diamante una figura di donna e fiori, e nell'atrio erano appesi degli sci con la soletta dipinta. Una volta aveva organizzato una piccola mostra nell'atrio della canonica. Ci andai: c'era la perpetua, Maria; don Giuseppe non c'era. Mi piacque una figura orante, stretta e tutta in verticale, dipinta a olio su una tavola di compensato (140x19 cm). Chiesi il prezzo e la comperai. Qualche giorno dopo incontrai don Giuseppe. 'La ringrazio perché mi ha onorato di un acquisto' mi disse. Gli risposi che ero io ad esserne lieto, ma che l'opera non era firmata. 'EI ghe faga su elo en Tarter...' mi rispose. Gli dissi che non me lo sarei mai permesso, ma che se voleva passare da casa mia a bere qualcosa avrebbe potuto firmarlo. Me lo promise, ma mancò l'occasione. Così, tuttora ho una sua opera non firmata... Un'altra volta che lo andai a trovare stava lavorando a una grande pala nell'atrio della canonica. Mi spiegò che gliela avevano ordinata in Alto Adige, a Sinigo: non so che anno era... La pala era alta alcuni metri e don Tarter si serviva di una scaletta per arrivare in alto. Lo vidi intingere il pennello, arrampicarsi sulla scala e ritoccare le guance di un angelo dicendogli: 'Te me pari en poc palidot...'. Ma don Giuseppe non era solo fantasioso, scherzoso, simpatico, era anche un uomo che si interrogava, un sacerdote tormentato dal dubbio. So di un suo diario in cui annotava tutto, anche i suoi tormenti. Da quel diario, (chissà dov'è finito) so che sono sparite alcune pagine... Non credo che la gente sapesse di questi suoi tormenti: guardava a lui come a un prete singolare, ma in ogni caso esprimeva nei suoi riguardi comprensione e affetto..."
(brano tratto dal libro di Renzo Francescotti)
Renzo Francescotti, DON GIUSEPPE TARTER Il Pittore degli Angeli, TEMI 1999