✔ XS - piccolissima (432 x 289)
✔ S - piccola (576 x 385)
✔ M - Media (792 x 530)
✔ L - Grande (800 x 536)
Originale
Trento - Margone
Villa Margon - Amore e psiche
Amore e Psiche è un gruppo scultoreo di Antonio Canova, realizzato tra il 1787 e il 1793 ed è conservato presso il museo del Louvre, a Parigi.
Una seconda copia, realizzata per mano dello stesso Canova, si trova esposta al Museo statale Ermitage di San Pietroburgo in Russia.
Antonio Canova ricevette la commissione di un gruppo raffigurante «Amore e Psiche che si abbracciano: momento di azione cavato dalla favola dell'Asino d'oro di Apuleio», per usare le sue stesse parole, nel 1788, dal colonnello John Campbell.
Ispirandosi all'iconografia a un affresco di Ercolano raffigurante una baccante abbracciata da un fauno, Canova iniziò l'ideazione del «modello grande» dell'opera il pomeriggio del 30 maggio 1787.
La traduzione in marmo venne avviata già nel maggio 1788, come attestato dall'amico Quatremère de Quincy; il gruppo marmoreo come oggi lo conosciamo, tuttavia, fu portato a compimento solo nel 1793.
Ciò malgrado, in quell'anno Campbell non era in grado di sostenere le esose spese di trasporto per l'Inghilterra, e l'opera fu acquistata nel 1800 per duemila zecchini da Gioacchino Murat, che la trasportò nel palazzo reale di Compiègne, nelle vicinanze di Parigi, in Francia.
Nel 1808, quando i beni di Murat entrarono in possesso della Corona francese, Amore e Psiche passò insieme ad altre opere nelle collezioni del museo del Louvre, dove è tuttora esposto.
L'opera non mancò di essere accolta freddamente in taluni ambienti artistici, dai quali fu ritenuta eccessivamente barocca, complessa, perfino manierista.
Tra i critici più feroci dell'Amore e Psiche vi era Carl Ludwig Fernow, che nel 1806 scrisse in una dissertazione ove rimproverò Canova di non aver fornito «una visione appagante dell'opera, da qualunque parte si contempli», affermando che «invano lo spettatore si affatica a ricercare un punto di vista da cui scorgere entrambi i volti, e nel quale ridurre a punto di convergenza centrale ogni raggio dell'espressione di tenerezza».
Malgrado queste critiche (che comunque furono poche), l'opera fu un ulteriore successo nella fama europea di Canova: la risonanza del gruppo fu enorme, e furono in moltissimi, tra artisti, viaggiatori e eruditi, ad affluire nell'atelier di Canova per poter ammirare il marmo, a tal punto che lo scultore per difendersi dalla folla spesso andava a lavorare in un altro studio.
Tra gli ammiratori più entusiasti vi erano John Keats, che ispirato dall'Amore e Psiche canoviano scrisse una delle sue ode più celebri (Ode to Psyche, 1819: «Surely I dreamt to-day, or did I see the winged Psyche with awaken'd eyes?»), e il principe russo Nikolaj Jusupov, in visita a Roma nel 1794.
Jusopov giunse in Italia per conto dell'imperatrice Caterina II di Russia, la quale voleva a tutti i costi il Canova al servizio della propria corte; lo scultore rifiutò, ma accettò ugualmente di realizzare su commissione dello Jusopov una seconda versione dell'Amore e Psiche.
La gestazione di questa replica fu assai rapida: il modello fu completato nel 1795 e la statua in marmo, portata a compimento nel 1796, poté raggiungere la Russia nel 1802.
Inizialmente esposta nel palazzo del principe a San Pietroburgo, nel 1810 l'opera fu trasferita nella villa dello Jusopov ad Arkhangelskoye, per poi tornare alla morte di quest'ultimo (1831) nuovamente a San Pietroburgo: dal 1929 l'opera è conservata nel museo dell'Ermitage, sempre in quella città.
Numerose altre furono le repliche dell'Amore e Psiche, non realizzate dal Canova bensì dall'allievo prediletto Adamo Tadolini che, avendo ricevuto dal maestro il modello in gesso originale dell'opera e l'autorizzazione di trarne quante copie ne volesse, ne eseguì almeno cinque, con piccole variazioni.
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