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Trento - 22 marzo 1928

Visita a Trento di Augusto Turati attorniato da varie autorità cittadine e, riconoscibilissimo con la sua folta barba bianca, Guido Larcher.

Foto Sergio Perdomi, Trento

Augusto Turati (Parma 16 aprile 1888 - Roma 27 agosto 1955) è stato un giornalista italiano e politico fascista .

Nato a Parma, dopo essersi trasferito da giovane a Brescia, Turati lavorò ai giornali e divenne uno dei redattori liberali della Provincia di Brescia; ha frequentato lezioni di giurisprudenza, ma non si è mai laureato.
Irredentista e fautore dell'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale, si offrì volontario per il fronte nel 1915. Nel 1918 tornò a Brescia come caporedattore dello stesso giornale.
Nel 1920 aderì ai Fasci Italiani di Combattimento, un anno dopo, al Partito Nazionale Fascista (Partito Nazionale Fascista o PNF).
Attivo nel sindacalismo per le imprese corporative sostenute dal regime, Turati fu segretario del Fascio di Brescia.
Nel 1926-1930 fu segretario del PNF, contribuendo al consolidamento del governo di Benito Mussolini.
Raddoppiò questo compito con incarichi di leadership nello sport: un presidente della Federtennis, uno della Federazione Italiana di Atletica Leggera e capo del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (incarichi svolti nel 1928-1930).
Nel 1928 lui eLando Ferretti fondò una rivista sportiva, Lo Sport Fascista.
Nel 1930-1931 fu membro del Comitato Olimpico Internazionale.
Tra il 1924 e il 1934 Turati prestò servizio alla Camera dei Deputati italiana; nel 1931-1932 fu caporedattore de La Stampa. Accusato di intrighi contro altri membri del PNF, Turati fu retrocesso dagli incarichi ufficiali e fu confinato a Rodi (allora possedimento italiano) nel 1933.
Redento nel 1937, fu rilasciato e incaricato di svolgere una massiccia attività agricola esperimento in Etiopia (parte dell'Africa Orientale Italiana).
Dovette tornare in Italia dopo che il progetto fallì l'anno successivo.
Turati si è allontanato dalla scena politica e ha lavorato come consulente legale. Si oppose tuttavia all'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale, nonché alla Repubblica Sociale Italiana protetta dai nazisti; alla fine della guerra fu comunque processato, ma fu assolto da tutte le accuse.
Morì a Roma.