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Trento - Villa Alessandra - 1900


Da "Il Trentino" del 13 settembre 2014 un interessante articolo di Mauro Lando che ci permette di ricostruirne la storia.

Una villa e una casatorre per giocare e sognare

All’angolo tra via Perini e Corso 3 Novembre dove ora ci sono palazzi, traffico e negozi, negli anni Cinquanta c’erano due costruzioni simbolo della Trento bene

TRENTO. Per una volta il racconto di un “luogo nuovo” della città non riguarda solo un edificio esistente o un’area urbana, ma anche la suggestione tuttora offerta da due palazzine che non ci sono più. Se una di esse è rimasta un “mito” per i trentini più in là negli anni, ambedue sono significative di come nel periodo del boom edilizio degli anni Sessanta e Settanta, e non solo, la foga edificatoria abbia cancellato angoli urbani importanti.

Il riferimento è alla Villa Alessandra e alla casa torre di Tomaso Oss: edifici che erano uno di fronte all’altro all’incrocio tra corso 3 Novembre e via Perini. Un settore di città particolarmente metropolitano con palazzi, semafori, traffico, attraversamenti pedonali, pista ciclabile, negozi.

Anche questo nucleo urbano così frequentato da auto e pedoni può essere considerato un “luogo nuovo” inteso come un angolo di città fuori dal centro storico formatosi negli ultimi decenni e dotato di una storia o di una caratteristica che lo rende un po’ speciale. C’è quindi l’occasione di sottolineare la realtà odierna e di valorizzare la suggestione della realtà che non c’è più.

La caratteristica di quell’incrocio è la presenza sull’angolo sud di uno degli edifici più alti della città. Si tratta del “Condominio Villa Alessandra”, costruito tra il 1955 ed il 1958, caratterizzato da una torre di 11 piani alta 38 metri. Sul marciapiede si articola una piastra con ampi spazi commerciali e su di essa si leva il “grattacielo”. Il nome non è casuale: “Condominio Villa Alessandra” fa riferimento alla villa che è stata demolita per erigere il palazzo.

Di fronte, sull’angolo del versante nord è presente con i suoi sei piani “palazzo Mosna” costruito nel 1971-1973 con progetto dell’architetto Bruno Brunelli. Anch’esso ha al piano terreno un ampio spazio per negozi, ma si impone per il caratteristico angolo costruito a sbalzo: ne è derivato una sorta di portico pedonale.

Palazzi molto alti con tanti negozi sui marciapiedi: ecco la caratteristica dei “luoghi nuovi” della seconda metà del Novecento molto spesso costruiti al posto di edifici che avevano ornato il territorio.

A questo punto entrano in scena i due “luoghi nuovi” che non ci sono più, ma che rimangono ancora nella memoria storica urbana.

Il più importante era certamente la Villa Alessandra con le sue sale ed il suo giardino: per decenni è stata il punto di incontro più affascinante della città. La villa fu costruita nel 1900 da Giuseppe Demozzi con progetto di Riccardo Liberi in uno stile che faceva riferimento all’eclettismo classicheggiante. L’edificio ebbe più funzioni tanto che nel 1904 ospitò le Dame di Sion prima del loro insediamento nel palazzo di viale Bolognini. Passato in proprietà di Umberto Girelli, nel 1933 divenne la “Pensione – Ristorante Villa Alessandra” con la pubblicità che assicurava “Splendida posizione con grandioso parco circondante tutta la villa”.

La villa però non fu solo albergo e ristorante, ma anche caffè e luogo di intrattenimento della “Trento - bene”: per valorizzare questa caratteristica vi fu creato il primo campo da tennis della città. Lo scrittore Gian Pacher nel suo “Cara vecchia Trento” narra che i vialetti del giardino “tra palme ed oleandri, cedri del Libano ed alberi rari, erano frequentati dagli innamorati che sceglievano i percorsi più solitari. La sera, Villa Alessandra era un incanto, ma non meno sapeva farsi amare al pomeriggio quando si decideva di prendere il the in giardino dopo una partita a tennis e quattro chiacchiere. (…). Al pomeriggio insomma c’era posto per i tennisti e per le famiglie che volevano trascorrere alcune ore serene e per quei fidanzati che alla sera erano vittime dell’orario più rigido. Ma gli altri? Quelli che avevano conquistato la libertà raggiungevano Villa Alessandra per le serate indimenticabili. (…) Durante quelle notti gli slow si alternavano alle rumbe, boogie-woogie, samba”.

Tutto finì con la demolizione e l’avvio nel 1955 del cantiere per il palazzo di 38 metri.

L’altro “luogo” che non c’è più si trovava di fronte alla villa, sull’altro lato di via Perini, là dove si erge “palazzo Mosna”. Si trattava di un palazzetto con una torre tonda che fu la residenza di Tomaso Oss, imprenditore e costruttore che a cavallo dell’Ottocento e Novecento possedeva grandi aree in quella zona. Era stato anche uno dei realizzatori della ferrovia della Valsugana. Nel 1902 volle darsi una casa che non passasse inosservata: non sarà stata un’opera d’arte, ma era il segno di un certo gusto diffuso in quel periodo.

Arrivò poi il gusto di demolire e della torre di corso 3 Novembre si ha solo traccia nelle foto d’epoca. Tali immagini, come quelle di villa Alessandra, rimangono a testimoniare un “luogo nuovo” che Trento non è stato in grado di conservare. Forse era impossibile farlo perché le città ricostruiscono se stesse approfittando magari della disattenzione degli amministratori.