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Coredo - 5 agosto 1936 - Tracce di vita

Cartolina scritta da Guido Valeriano Callegari all'amico Giuseppe Stegagno in quel momento villeggiante nell'Hotel Belvedere a Ronzone.
Fa anche un richiamo ad un lavoro sul lago di Tovel del naturalista Vittorio Largaiolli.

Un piccolo stralcio da: Studi Trent. Sci. Nat., Acta Biol., 81 (2004), Suppl. 2: 447-457 ISSN 0392-0542 © Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento 2006

Da Glenodinium a Tovellia

Di: Giovanna FLAIM, Øjvind MOESTRUP, Gert HANSEN & Maura D’ANDREA

Negli ultimi 130 anni il Lago di Tovel è stato oggetto di oltre 300 pubblicazioni sia scientifi che sia divulgative, tantissime per un piccolo lago.
Tutto questo interesse è frutto di diversi fattori: la bellezza del luogo, le interessanti formazioni geomorfologiche della zona, la fauna ittica pregiata, ma
l’arrossamento della Baia Rossa è senz’altro l’aspetto
che ha suscitato più attenzione.
La prima documentazione scritta sull’arrossamento è dell’inglese Freshfield (1875) riferita a un suo viaggio nell’estate del 1864. Egli descrisse il fenomeno
nei termini romantici tipici del periodo: “In the centre the water is dark blue as an Egyptian night; round the rim fallen pine-trunks are strewn in disorder along the bottom and dye the border of the lake the deepest red”
(Nel centro del lago l’acqua è di un blu profondo come la notte egiziana; attorno al bordo tronchi di pino sono buttati con disordine sul fondo e colorano la riva del lago di un rosso profondo).
Ben presto il lago diventò meta di studiosi e fu visitato da molti scienziati fra i quali i naturalisti trentini Giovanni Canestrini e Giuseppe Loss (Tomasi 1989),
che alla fine dell’800 attribuirono correttamente la colorazione rossa delle acque del lago a dei microrganismi acquatici. Ma è solo con il naturalista Vittorio
Largaiolli che il fenomeno venne ricondotto alla fioritura di un dinoflagellato, classificato dallo stesso Largaiolli (1907) come Glenodinium pulvisculus Stein var. oculatum Largaiolli.

Laureatosi all'Università di Padova in scienze naturali e conseguiti diplomi di perfezionamento alla Stazione ittiologica di Uninga e all'Università di Basilea, nel 1902 passò all'insegnamento nel Liceo Ginnasio di Pisino e poi, nel 1907, a Capodistria.
Nel 1921 rientrò in Trentino dove insegnò all'Istituto Tecnico di Rovereto e poi all'Istituto Magistrale di Trento.
All'insegnamento unì costantemente l'attività scientifica facendo ricerche soprattutto nel campo della biolimnologia e dell'acquicoltura trentina; collaborò con Cesare Battisti condividendo non solo gli ideali sociali e filo italiani, ma anche il compito di studiare ed illustrare il territorio trentino.
Fondò la Società tridentina di pesca e acquicoltura e lo Stabilimento di ittiologia di Rovereto.
Diede alle stampe numerosi studi soprattutto sui laghi del Trentino e fu il primo ad accertare scientificamente le cause del fenomeno dell'arrossamento delle acque del Lago di Tovel.